In molte vite e ambiti lavorativi, l’alimentazione svolge un ruolo di rilievo. Ti sei mai chiesto quale ruolo occupa nella tua vita? Con che frequenza riesci a preparare un pasto delizioso per te stesso o per i tuoi cari? Il cibo ha sempre avuto un ruolo centrale nelle nostre esistenze: oltre a fornire nutrimento, ha molteplici significati. Ha un valore economico e può essere offerto e ricevuto come dono o necessità. In diverse parti del mondo, ci sono realtà in cui la mancanza di cibo è un problema vitale, mentre altrove l’industria alimentare produce una vasta gamma di cibi, dall’enogastronomia al fast food, e le persone continuano a consumarli e acquistarli. Un buon pasto soddisfa il palato, appaga la vista e rimane impresso nella memoria. Il nostro benessere dipende in larga parte da come ci rapportiamo al cibo.

Oggi vorrei esplorare il tema dell’anoressia e delle emozioni ad essa legate. La definizione di anoressia nervosa, come estratta dal DSM5, comprende diversi criteri:

  1. Rifiuto di mantenere un peso corporeo considerato normale (indice di massa corporea superiore a 18);
  2. Intensa paura di ingrassare nonostante il sottopeso, accompagnata da bassa autostima;
  3. Distorsione dell’immagine corporea e negazione della gravità della perdita di peso;
  4. Assenza del ciclo mestruale nelle donne per almeno tre cicli consecutivi;
  5. Ridotta libido negli uomini.

L’anoressia non è l’unico disturbo del comportamento alimentare; esistono altre condizioni, come la bulimia e i disturbi alimentari non specificati (DANAS), che condividono caratteristiche con entrambi o con uno dei due disturbi principali. Le emozioni svolgono un ruolo fondamentale: l’obesità e l’anoressia possono essere considerate due facce della stessa medaglia, manifestandosi attraverso eccessi e privazioni. Ciò che accomuna queste condizioni è la mancanza di accettazione del proprio corpo e del proprio sé: nell’anoressia, il sentimento predominante è il rifiuto.

Dalle mie osservazioni cliniche, ho notato che chi soffre di anoressia tende a isolarsi e a evitare l’attenzione. Mentre l’obeso occupa spazio, l’anoressico cerca di occuparne il meno possibile, fino a diventare quasi invisibile. Solitamente prediligono colori scuri e cercano di sedersi vicino all’uscita quando sono in compagnia. Sono persone riservate, che parlano poco e preferiscono ascoltare. Se riconoscono di avere problemi con il cibo, difficilmente cercheranno aiuto volontariamente, a meno che non siano spinti da qualcun altro. Sono molto critici verso se stessi e perseguono costantemente la perfezione.

Questo comportamento può essere identificato con quello del “fuggitivo”, come descritto da Luis Bourbeau nel suo libro “Le 5 ferite e come curarle”. Queste persone temono il panico improvviso e evitano di legarsi a cose materiali che potrebbero ostacolare la fuga. La loro attenzione è rivolta al mondo intellettuale e spirituale, dove si sentono al sicuro. Per loro, il cibo è spesso considerato una perdita di tempo e mangiano in modo rapido e poco contemplativo. Il pasto è vissuto come un momento di disagio, preferendo zuccheri semplici e pasti veloci. Inoltre, spesso evitano di mangiare in compagnia e consumano i pasti in piedi o mentre sono impegnati in altre attività.

Per superare questo disturbo, è fondamentale riconoscere l’esistenza del problema e cercare aiuto da professionisti specializzati. Il percorso verso un rapporto sano con il cibo sarà graduale e introdurrà nuove sensazioni ed esperienze. L’alimentazione diventerà finalmente una fonte di piacere sensoriale ed emotivo. La preparazione e il consumo di piatti gustosi saranno un mezzo per riconnettersi con la realtà fisica e sensoriale.

Il superamento di questa ferita attraverso il rapporto con il cibo rappresenta il primo passo verso la felicità.

Dott.ssa Alessandra Misso

Centro Medico San Lorenzo